Il
libro del professor Dobb è dedicato alla personetica, che il
filosofo finlandese Eino Kaikki ha definito “la scienza più
crudele che l’uomo abbia mai creato”. Dobb, uno dei più eminenti
personeisti contemporanei, condivide questa opinione. Non si può,
egli afferma, sottrarsi alla conclusione che la personetica, nelle
sue applicazioni, è immorale; tuttavia abbiamo a che fare con un
tipo d’indagine che, per quanto contrario ai principi etici, è per
noi necessario dal punto di vista pratico. Non c’è modo nella
ricerca di evitare sia la sua raffinata spietatezza sia di fare
violenza agli istinti naturali dell’uomo e, se anche regge altrove,
il mito dell’innocenza assoluta dello scienziato come indagatore di
fatti qui è certamente crollato. Non si dimentichi che stiamo
parlando di una disciplina che, con pochissima esagerazione, è stata
chiamata “teogonia sperimentale”. nonostante ciò, chi scrive
questa recensione è colpito dal fatto che, quando la stampa, nove
anni fa, diede grande rilievo alla cosa, l’opinione pubblica rimase
sbalordita dalle prospettive aperte dalla personetica. C’era motivo
di credere che ai nostri giorni nulla potesse sorprenderci. L’eco
dell’impresa di Colombo risuonò per secoli, mentre la conquista
della Luna nel giro di una settimana fu assimilata dalla coscienza
collettiva come una cosa praticamente ovvia. E invece la nascita
della personetica si dimostrò un trauma.