Scriveva
Poe nel suo poema in prosa Eureka:
“Se
la successione delle stelle fosse infinita, lo sfondo del cielo
avrebbe una luminosità uniforme, come quella della nostra Galassia –
perché non potrebbe esserci assolutamente nessun punto, in tutto lo
sfondo, privo di una stella. Il solo modo, perciò, in cui potremmo
comprendere i vuoti osservati dai nostri telescopi in tutte le
direzioni, sarebbe di supporre che la distanza dello sfondo è così
grande che nessun raggio luminoso possa aver ancora avuto il tempo di
raggiungerci.”
Ci
aveva visto lungo, mi viene da dire, il buon Edgar riguardo il
paradosso di Olbers. In Eureka scriveva che "l'universo ha
un'origine nel passato e che è in evoluzione.", un'idea
pionieristica, quasi assurda per quell'epoca (metà dell'Ottocento),
ma forse corretta.
Ma
cos'è il paradosso di Olbers? In parole semplici, è la risposta
alla domanda: Perché il cielo notturno è buio?
Se
l'universo è pieno di stelle e galassie, per quale motivo la luce
proveniente da queste non si somma, rendendo il firmamento sempre
luminoso?
Se
l'universo, lo spazio, fosse infinitamente grande e fosse sempre
esistito, ci aspetteremmo che il cielo notturno sia chiaro, perché
sarebbe illuminato dalla luce di tutte queste stelle/galassie. In
ogni direzione tu, io, noi guardassimo nello spazio, troveremmo una
stella. Invece no; per esperienza sappiamo che lo spazio è scuro.
Nel corso degli anni molti scienziati hanno proposto la loro soluzione; la teoria più accreditata è che l'universo ha un'età finita (intorno ai 15 miliardi di anni) per cui noi possiamo vedere solamente la luce delle stelle/galassie/ammassi che si trovano a meno di 15 miliardi di anni da noi perché la loro luce non ha ancora fatto in tempo a raggiungerci e quindi non può ancora illuminare il "nostro" cielo. La luce, in fin dei conti, ha comunque una velocità finita. Altra teoria prodotta nel 1929 da Edwin Hubble: l'universo si sta espandendo. Se si espande, quindi, miliardi di anni fa era molto meno esteso di oggi; ergo, più le stelle, le galassie, si espandono, più "fuggono" dal nostro punto di osservazione. Poe, quasi cento anni prima della formulazione di queste teorie, si era (forse) avvicinato alla soluzione. Motivo in più per apprezzare questo genio assoluto della letteratura mondiale.