giovedì 2 luglio 2015

I Fiumi (Poesia di Giuseppe Ungaretti)

      I FIUMI (1916)


      Mi tengo a quest’albero mutilato
      Abbandonato in questa dolina
      Che ha il languore
      Di un circo
      Prima o dopo lo spettacolo
      E guardo
      Il passaggio quieto
      Delle nuvole sulla luna

      Stamani mi sono disteso
      In un’urna d’acqua
      E come una reliquia

      Ho riposato

      L’Isonzo scorrendo
      Mi levigava
      Come un suo sasso
      Ho tirato su
      Le mie quattro ossa
      E me ne sono andato
      Come un acrobata
      Sull’acqua

      Mi sono accoccolato
      Vicino ai miei panni
      Sudici di guerra
      E come un beduino
      Mi sono chinato a ricevere
      Il sole

      Questo è l’Isonzo
      E qui meglio
      Mi sono riconosciuto
      Una docile fibra
      Dell’universo

      Il mio supplizio
      È quando
      Non mi credo
      In armonia

      Ma quelle occulte
      Mani
      Che m’intridono
      Mi regalano
      La rara
      Felicità

      Ho ripassato
      Le epoche
      Della mia vita

      Questi sono
      I miei fiumi

      Questo è il Serchio
      Al quale hanno attinto
      Duemil’anni forse
      Di gente mia campagnola
      E mio padre e mia madre.

      Questo è il Nilo
      Che mi ha visto
      Nascere e crescere
      E ardere d’inconsapevolezza
      Nelle distese pianure

      Questa è la Senna
      E in quel suo torbido
      Mi sono rimescolato
      E mi sono conosciuto

      Questi sono i miei fiumi
      Contati nell’Isonzo

      Questa è la mia nostalgia
      Che in ognuno
      Mi traspare
      Ora ch’è notte
      Che la mia vita mi pare
      Una corolla
      Di tenebre

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