"Dal Marzo '79" è una poesia tratta dalla raccolta del 1983 "La Piazza Selvaggia" del poeta svedese.
Dal Marzo '79
Stanco di chi non offre che parole, parole senza lingua
sono andato sull'isola coperta di neve.
Non ha parole il deserto.
Le pagine bianche dilagano ovunque!
Scopro orme di capriolo sulla neve.
Lingua senza parole.
lunedì 20 luglio 2015
martedì 14 luglio 2015
Jack White, High Ball Stepper
Dall'album "Lazaretto"
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venerdì 3 luglio 2015
IL POZZO E IL PENDOLO (Racconto di Edgar Allan Poe)
IL
POZZO E IL PENDOLO
di Edgar Allan Poe
Impia
tortorum longos hic turboa furores
Sanguinis innocui non satiata, aluit.
Sospite nunc patria, fracto nunc funeris antro.
Mors ubi dira fuit, vita salusque patent.
Sanguinis innocui non satiata, aluit.
Sospite nunc patria, fracto nunc funeris antro.
Mors ubi dira fuit, vita salusque patent.
(Distici
composti per le porte d’un mercato, il quale doveva sorgere là
dove fu il Club dei Giacobini, a Parigi)
Quella
lunga agonia mi aveva affranto, ero stremato di forze, e allorché
finalmente mi slegarono e potei sedermi, sentii che perdevo i sensi.
La terribile sentenza di morte, fu l’ultima frase distintamente
pronunciata, che mi colpì gli orecchi. Dopo di ciò, il suono delle
voci degli inquisitori mi sembrò che si perdesse nel rumore infinito
d’un sogno.
Quel
frastuono mi dava allo spirito l’idea d’una rotazione,
probabilmente perché nella mia immaginazione associava ad una ruota
di mulina. Ma tutto questo durò ben poco; poiché, ad un tratto, non
udii più niente. Vidi però per qualche tempo ancora, ma tutto
orribilmente esagerato.
Vedevo
i giudici tutti vestiti di nero, con le labbra bianche, più candide
del foglio sul quale vado tracciando queste parole; e sottili,
grottescamente sottili, assottigliate dalla loro intensa espressione
di durezza, di risoluzione irrevocabile, di implacabile disprezzo pel
dolore umano. Vedevo uscir da quelle labbra i decreti di quello che
per me rappresentava il Destino; le vedevo torcersi in una frase di
morte. Le vidi muoversi per le sillabe del mio nome e cremai non
udendo il suono seguir il movimento; vidi anche, delirante d’orrore,
la molle e quasi invisibile ondulazione dei drappi neri che
ricoprivano le mure della sala. Allora i miei occhi caddero sui sette
grandi candelabri posati sulla tavola: essi dapprima, prendendo
l’apparenza della Carità, mi apparvero come angeli bianchi, pronti
a salvarmi; ma ad un tratto, la mia anima fu presa da una nausea
mortale, ogni fibra del mio corpo tremò, come se avessi toccato il
filo di una pila di Volta; le forme angeliche divennero spettri
insignificanti, dalla testa di fiamma, e compresi che non potevo da
essi sperare soccorso alcuno. E allora nella mia mente penetrò, come
una dolce musicale, l’idea del riposo delizioso che ci aspetta
nella tomba.
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giovedì 2 luglio 2015
Stella Di Neutroni (Racconto di Larry Niven)
Questo che vi presenterò oggi è un racconti di Larry Niven del 1966 che, l'anno dopo, vinse il famigerato premio Hugo come miglior racconto.
Stella di Neutroni di Larry Niven
I
Lo
Skydiver uscì dall’iperspazio a un milione di miglia esatte dalla
stella di neutroni. Mi occorse un minuto per orientarmi di nuovo
sullo sfondo stellato e un altro per trovare la distorsione cui aveva
accennato Sonya Laskin prima di morire. Si trovava sulla mia
sinistra, ed era un’area che aveva le dimensioni apparenti della
Luna della Terra. Feci virare la nave, per volgerla in quella
direzione.
Stelle
quagliate, stelle impasticciate, stelle che erano state rimescolate
con un cucchiaio.
La
stella di neutroni era al centro, naturalmente, sebbene non potessi
vederla, e non avessi neppure previsto di poterla vedere. Aveva un
diametro di undici miglia soltanto, ed era freddina. Era trascorso un
miliardo di anni, da quando la BVS-1 aveva smesso di bruciare del
fuoco della fusione. E milioni d’anni, a dir poco, dalle due
settimane catastrofiche durante le quali la BVS-1 era stata una
stella ai raggi X, e aveva bruciato alla temperatura di cinque
miliardi di gradi Kelvin. Adesso risultava solo grazie alla sua
massa.
La
nave cominciò a rigirarsi da sola. Sentivo la pressione del motore a
fusione. Senza collaborazione da parte mia, il mio fedele cane da
guardia metallico mi stava inserendo in un’orbita iperbolica che mi
avrebbe portato a meno di un miglio dalla superficie della stella di
neutroni. Ventiquattro ore per scendere, ventiquattro ore per
risalire… e in quell’intervallo, qualcosa avrebbe cercato di
uccidermi. Come qualcosa aveva ucciso i Laskin.
Rival Sons
La voce è di Jay "Jaythebird" Buchanan, la batteria di Mickey Miley, la chitarra è affidata a Scott Holiday e il basso al biondo David Beste.
Ritengo questa band la più grande speranza del rock mondiale. Altro che The Black Keys, Arctic Monkeys e tanti altri.
Howlin Wolf
Howlin Wolf nasce come Chester Arthur Burnett a White Station il 10 Giugno del 1910, per poi spegnersi ad Hines il 10 Gennaio 1976. E'considerato come uno dei più grandi esponenti della musica blues. La rivista Rolling Stones, tutt'ora, lo piazza al 51esimo posto della classifica dei 100 migliori artisti di tutti i tempi. Howlin Wolf ha pubblicato 16 album in studio e parte della sua vita è stata raccontata nel film Cadillac Records del 2009.
Ha ispirato intere generazioni di band o musicisti tra i quali Eric Clapton (che ha pagato la sua lapide), Led Zeppelin, The Who o i più moderni Rival Sons e Black Keys oltre a molti altri.
Ha ispirato intere generazioni di band o musicisti tra i quali Eric Clapton (che ha pagato la sua lapide), Led Zeppelin, The Who o i più moderni Rival Sons e Black Keys oltre a molti altri.
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I Fiumi (Poesia di Giuseppe Ungaretti)
I
FIUMI (1916)
Mi
tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato
in questa dolina
Che
ha il languore
Di
un circo
Prima
o dopo lo spettacolo
E
guardo
Il
passaggio quieto
Delle
nuvole sulla luna
Stamani
mi sono disteso
In
un’urna d’acqua
E
come una reliquia
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