lunedì 20 luglio 2015

Dal Marzo '79 (poesia di Tomas Transtromer)

"Dal Marzo '79" è una poesia tratta dalla raccolta del 1983 "La Piazza Selvaggia" del poeta svedese.

Dal Marzo '79

Stanco di chi non offre che parole, parole senza lingua
sono andato sull'isola coperta di neve.
Non ha parole il deserto.
Le pagine bianche dilagano ovunque!
Scopro orme di capriolo sulla neve.
Lingua senza parole.

venerdì 3 luglio 2015

IL POZZO E IL PENDOLO (Racconto di Edgar Allan Poe)

IL POZZO E IL PENDOLO
di Edgar Allan Poe




Impia tortorum longos hic turboa furores
Sanguinis innocui non satiata, aluit.
Sospite nunc patria, fracto nunc funeris antro.
Mors ubi dira fuit, vita salusque patent.
(Distici composti per le porte d’un mercato, il quale doveva sorgere là dove fu il Club dei Giacobini, a Parigi)


Quella lunga agonia mi aveva affranto, ero stremato di forze, e allorché finalmente mi slegarono e potei sedermi, sentii che perdevo i sensi. La terribile sentenza di morte, fu l’ultima frase distintamente pronunciata, che mi colpì gli orecchi. Dopo di ciò, il suono delle voci degli inquisitori mi sembrò che si perdesse nel rumore infinito d’un sogno.
Quel frastuono mi dava allo spirito l’idea d’una rotazione, probabilmente perché nella mia immaginazione associava ad una ruota di mulina. Ma tutto questo durò ben poco; poiché, ad un tratto, non udii più niente. Vidi però per qualche tempo ancora, ma tutto orribilmente esagerato.
Vedevo i giudici tutti vestiti di nero, con le labbra bianche, più candide del foglio sul quale vado tracciando queste parole; e sottili, grottescamente sottili, assottigliate dalla loro intensa espressione di durezza, di risoluzione irrevocabile, di implacabile disprezzo pel dolore umano. Vedevo uscir da quelle labbra i decreti di quello che per me rappresentava il Destino; le vedevo torcersi in una frase di morte. Le vidi muoversi per le sillabe del mio nome e cremai non udendo il suono seguir il movimento; vidi anche, delirante d’orrore, la molle e quasi invisibile ondulazione dei drappi neri che ricoprivano le mure della sala. Allora i miei occhi caddero sui sette grandi candelabri posati sulla tavola: essi dapprima, prendendo l’apparenza della Carità, mi apparvero come angeli bianchi, pronti a salvarmi; ma ad un tratto, la mia anima fu presa da una nausea mortale, ogni fibra del mio corpo tremò, come se avessi toccato il filo di una pila di Volta; le forme angeliche divennero spettri insignificanti, dalla testa di fiamma, e compresi che non potevo da essi sperare soccorso alcuno. E allora nella mia mente penetrò, come una dolce musicale, l’idea del riposo delizioso che ci aspetta nella tomba.

giovedì 2 luglio 2015

Stella Di Neutroni (Racconto di Larry Niven)

Questo che vi presenterò oggi è un racconti di Larry Niven del 1966 che, l'anno dopo, vinse il famigerato premio Hugo come miglior racconto.

Stella di Neutroni di Larry Niven


I

Lo Skydiver uscì dall’iperspazio a un milione di miglia esatte dalla stella di neutroni. Mi occorse un minuto per orientarmi di nuovo sullo sfondo stellato e un altro per trovare la distorsione cui aveva accennato Sonya Laskin prima di morire. Si trovava sulla mia sinistra, ed era un’area che aveva le dimensioni apparenti della Luna della Terra. Feci virare la nave, per volgerla in quella direzione.
Stelle quagliate, stelle impasticciate, stelle che erano state rimescolate con un cucchiaio.
La stella di neutroni era al centro, naturalmente, sebbene non potessi vederla, e non avessi neppure previsto di poterla vedere. Aveva un diametro di undici miglia soltanto, ed era freddina. Era trascorso un miliardo di anni, da quando la BVS-1 aveva smesso di bruciare del fuoco della fusione. E milioni d’anni, a dir poco, dalle due settimane catastrofiche durante le quali la BVS-1 era stata una stella ai raggi X, e aveva bruciato alla temperatura di cinque miliardi di gradi Kelvin. Adesso risultava solo grazie alla sua massa.
La nave cominciò a rigirarsi da sola. Sentivo la pressione del motore a fusione. Senza collaborazione da parte mia, il mio fedele cane da guardia metallico mi stava inserendo in un’orbita iperbolica che mi avrebbe portato a meno di un miglio dalla superficie della stella di neutroni. Ventiquattro ore per scendere, ventiquattro ore per risalire… e in quell’intervallo, qualcosa avrebbe cercato di uccidermi. Come qualcosa aveva ucciso i Laskin.

Rival Sons

La voce è di Jay "Jaythebird" Buchanan, la batteria di Mickey Miley, la chitarra è affidata a Scott Holiday e il basso al biondo David Beste.
Ritengo questa band la più grande speranza del rock mondiale. Altro che The Black Keys, Arctic Monkeys e tanti altri.

Howlin Wolf

Howlin Wolf nasce come Chester Arthur Burnett a White Station il 10 Giugno del 1910, per poi spegnersi ad Hines il 10 Gennaio 1976. E'considerato come uno dei più grandi esponenti della musica blues. La rivista Rolling Stones, tutt'ora, lo piazza al 51esimo posto della classifica dei 100 migliori artisti di tutti i tempi. Howlin Wolf ha pubblicato 16 album in studio e parte della sua vita è stata raccontata nel film Cadillac Records del 2009.
Ha ispirato intere generazioni di band o musicisti tra i quali Eric Clapton (che ha pagato la sua lapide), Led Zeppelin, The Who o i più moderni Rival Sons e Black Keys oltre a molti altri.








I Fiumi (Poesia di Giuseppe Ungaretti)

      I FIUMI (1916)


      Mi tengo a quest’albero mutilato
      Abbandonato in questa dolina
      Che ha il languore
      Di un circo
      Prima o dopo lo spettacolo
      E guardo
      Il passaggio quieto
      Delle nuvole sulla luna

      Stamani mi sono disteso
      In un’urna d’acqua
      E come una reliquia

Intervista Ungaretti